LA MUSICA È TERAPIA SOCIALE. IL SALUTO DI EZIO BOSSO, NOSTRO COMPAGNO DI PERCORSO

La musica è un bisogno primario dell’uomo. Sussurra e ci insegna la vita. Ci aiuta a essere umani” 

Nella sua ultima intervista, due giorni prima del fatidico 15 maggio 2020, il  Maestro Bosso, con dolcezza e sorrisi, rilasciava la sua ultima dichiarazione d’amore, con una battaglia semantica, un cambio di  lessico nelle misure anti-Covid. È “pericoloso parlare di distanziamento sociale, porta all’isolamento (). Diamo regole, ma  ricordiamo a tutti che siamo nati per stare insieme, con i nostri dovuti momenti di solitudine”.

Per noi era Ezio, da quindici anni. Uno dei compagni con i quali abbiamo lavorato per il CCW-Cultural Welfare Center. Dal 2012, nella sua Torino, era stato accolto a Palazzo Barolo, sede dell’omonima Opera, casa della “Marchesa Giulia”, grande innovatrice sociale che nello stesso luogo aveva dato casa a Silvio Pellico al ritorno dallo Spielberg. Entrambi in quel luogo sono rinati, hanno composto, vissuto sfide dell’esistenza, lavorato per la democrazia della cultura, in un quadro di giustizia sociale, avvicinando pubblici, i giovani, gli anziani, i più vulnerabili alla bellezza “affinchè potessero specchiarsi, riconoscersi e riprodurla nella vita” come affermava Giulia.

In questa conversazione Ezio ci ricorda che

I diritti a volte possono essere sospesi, lo sappiamo, ma la musica è una necessità. Come respirare, come l’acqua. Pensiamoci,  tutti insieme. Ne abbiamo bisogno per tornare a essere una società. Il potere magico della musica è infinito grazie a quella partitura che ci rende tutti uguali, un’unica società che lavora per essere migliore. La musica ci dà speranza, ci rende umani per davvero”.